Migrantour

Su proposta di Laura Longo abbiamo conosciuto e sperimentato MIGRANTOUR, iniziativa che propone anche in Sardegna, esperienze di “turismo sensoriale e interculturale”.
Perciò, domenica 3 febbraio 2019 abbiamo compiuto un insolito (quanto meraviglioso) itinerario turistico “a chilometro zero”, esattamente nel quartiere cagliaritano “La marina”.
Ad accompagnarci, Yvonne (ragazza di origini e cultura portoghese) e Shakir (giovane proveniente dall’Algeria, appassionato dei legami fra la sua e la nostra cultura), entrambi residenti a Cagliari da diversi anni.
A partire da piazza Yenne, con tappe turistiche attraverso la chiesa di Sant’Agostino, il ristorante indiano “Namastè” in Via Barcellona, la chiesa di Sant’Eulalia, il bar “Sicomoro”, la moschea di Via del Collegio, abbiamo provato la felicità di riscoprire una Cagliari antica e attuale che accomuna così tante culture alla nostra. E non ne eravamo consapevoli, prima.
…Visitare i nostri luoghi e guardarli con occhi aperti su quanto essi evidenzino e suggeriscano legami interculturali.
…Apprendere le cose da altri punti di vista: Sant’Agostino era algerino, c’è una leggenda del gallo legata al nome “Portogallo”.
…Verificare che ci sono sapori – e rituali, collegati al cibo – che solo un portatore di cibo e cultura ti sa spiegare, come per noi ha fatto la proprietaria di Namastè, premio di eccellenza su Tripadvisor e luogo dell’integrazione con la comunità locale.
…Sapere che c’è, a Cagliari, un impegno costante dell’associazione “Alfabeto del mondo” per l’apprendimento delle lingue e delle culture straniere da parte dei sardi, nonché per l’alfabetizzazione degli stranieri.
…Soffermarsi sul significato del sicomoro e del baobab, alberi che rappresentano cose importanti in paesi lontani.
…Avere spiegazioni sul ramadam e ricevere una preghiera in arabo, proprio dedicata a noi.
Per tutto questo, Migrantour è stata una esperienza importante del nostro percorso di Atobiu.
Ci portiamo dentro l’entusiasmo, e anche specificamente Yvonne e Sakir, che ci hanno saputo condurre a vedere i nostri luoghi con occhi nuovi, quelli che sanno amare le nostre cose quanto e più di quanto le amiamo noi.
La prossima passeggiata di Migrantour è a breve: ovviamente ve la consigliamo fortemente.

#sadiedesasardigna

« Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione. »
Giovanni Maria Angioj – rivoluzionario, politico e patriota sardo.
#sadiedesasardigna

#Attiviamoci

Per noi di Atobiu, fare politica è costruire ponti tra persone, senza avere la pretesa di annullare le differenze ma, al contrario, di rendere l’esperienza della diversità come un valore da custodire e da coltivare. Abbiamo intrapreso un cammino di sensibilizzazione alla cittadinanza attiva nel difficile territorio politico quartese, coi ragazzi diciottenni che stanno per concludere un’esperienza della loro vita tra i banchi della scuola superiore. Il modo migliore per favorire questo incontro è stato andare verso loro e svolgere insieme attività di confronto in aula e all’aperto, con la piantumazione di alberi che resteranno, nel tempo, a rappresentare un loro atto concreto di cittadinanza attiva. Per noi resteranno anche le parole scritte dai ragazzi sulla lavagna, a testimoniare il loro contributo per la costruzione di uno scenario politico per la città di Quartu, incentrato su valori che vorremmo fossero la bussola per indicare la rotta a tutta la comunità e a chi si impegna in politica, oggi e in futuro

A Settant’Anni dallo statuto Sardo

Questa la prossima iniziativa.
È un momento di (in)formazione che si terrà venerdì 19 gennaio 2018, alle ore 18,30, nella biblioteca comunale di Quartu Sant’Elena, insieme a Maurizio Onnis, scrittore.
Ascolteremo la ricostruzione dei fatti storici che hanno condotto al documento fondativo della Regione Autonoma Sardegna, vigente ormai da settanta anni.
E rifletteremo sul presente.
Partecipate e passate parola 🙂

Potrebbe essere anche un buon natale…

Le strade quartesi, quest’anno, non si sono illuminate a festa. Abbiamo sentito dei concittadini stupirsi, altri lamentarsi della mancanza dell’allestimento festivo urbano.
Noi, in effetti, abbiamo pensato che fosse giusto così, non tanto per un fatto di riduzione degli sprechi (di denaro, di energia), al cui tema siamo comunque sensibili e attenti. Né tanto meno perché siamo contrari agli abbellimenti che rendono un giorno, un evento, eccezionali anche esteticamente. Piuttosto, noi non ce ne lamentiamo per congruenza con la scala di priorità che ci saltano agli occhi e dentro il cuore, mentre osserviamo e ascoltiamo la nostra Città.
La nostra Città è tutta spenta, poco illuminata, poco bella, poco curata, in senso simbolico più ancora che in senso letterale.
Abbiamo un bilancio da appena tre mesi e mezzo e molto tempo è stato perso, in quella tardiva approvazione. Abbiamo un PAES inapplicato. Abbiamo un Piano di contrasto della corruzione che non produce i suoi effetti. Abbiamo discariche di immondezza a due metri dai marciapiedi, in pieno abitato. Abbiamo un’area che era pista di atletica, che ha fatto sprecare molti soldi nel suo travestimento da stadio di calcio, che ne ha fatto sprecare altri per disfarne il travestimento e che non torna ad essere nient’altro, tanto meno una pista di atletica per i nostri ragazzi. Abbiamo un asilo nido comunale in meno, un servizio educativo territoriale che non esiste, una ludoteca dimenticata, un centro di aggregazione dimenticato, i centri sociali per anziani chiusi, l’ultimo di recente. Abbiamo muri brutti, brutti manti stradali e una brutta passerella come lungosaline. E una biblioteca a mezzo servizio.
Di recente, dietro sollecitazione di alcuni cittadini, e utilizzando lo strumento dell’ “accesso civico” abbiamo chiesto all’Amministrazione Comunale di darci informazioni sullo stato del Servizio Biblioteca. Diamo atto al Dirigente di Settore della tempestività e correttezza della risposta, e lo ringraziamo di questo.
Purtroppo, diamo anche notizia ai cittadini che il Servizio Biblioteca, la cui fase critica sembrava potesse avviarsi alla soluzione, è di nuovo in impasse. La gara d’appalto che fu bandita, e poi bloccata per incertezza della copertura finanziaria nella fase precedente all’approvazione (straordinariamente tardiva) del bilancio, e poi riaperta dopo l’approvazione dello stesso avvenuta ai primi di agosto…oggi è ferma, di fronte a quelle che nella risposta inviataci dall’Amministrazione vengono indicate come “problematiche di natura finanziaria persistenti nel triennio, in considerazione di impreviste variazioni normative che hanno determinato una contrazione delle entrate e la conseguente modifica del quadro finanziario complessivo”. Detto in semplicità, i soldi che sembrava ci fossero per garantire l’affidamento ad una ditta esecutrice per tre anni di servizio, non siamo sicuri di poterli stanziare, perché i conti dicono che ci saranno meno entrate e questo è un servizio che al momento non sappiamo se potremo erogare.
La biblioteca, dunque, sembra essere in pericolo di funzionare ancora come sta funzionando da qualche mese , ridotta al poco più del niente: orario svolto prevalentemente di mattina (quando meno serve e non viene utilizzata dai target privilegiati di una biblioteca civica, che sono gli studenti) e apertura per due soli pomeriggi (orario in cui fino a qualche mese fa era visitatissima da genitori, bambini, ragazzi, attività dell’archivio comunale, convegni e seminari, presentazioni di libri, animazione della lettura). La biblioteca è destinata ad essere condotta con personale dipendente stralciato da altri settori, non specializzato. La biblioteca è destinata ad essere come tutto il resto, a Quartu: ridotta, povera, insufficiente, peggiorata.
Buon Natale, a questo punto, che possa essere NUOVA NASCITA, che possa ispirarla una nuova nascita e che possa catturarne il bisogno in tutti noi, che possiamo percepirla, oggi più che mai, necessaria, vitale.
Che possano rinascere, soprattutto e quanto prima…
…il senso di appartenenza al luogo in cui viviamo e non dormiamo soltanto
…la nostra capacità di osservare a occhi sgranati il degrado della nostra città, ma solo per poter sognare, con convinzione e volontà critica, le strade di una possibile ripresa
…la volontà di trovarci, fra noi, fra cittadini, unendo forze e pensieri e osservazioni e azioni, riconoscendoci solo per quella voglia di cambiamento che deve accompagnare le grandi crisi
…la coscienza e la forza di partecipare alla vita civica e politica della Città.
Messa così, anche questo diventa davvero un Buon Natale. Auguri a Tutti.

Stop alla violenza sulle donne

Oggi c’è stato un bel momento a Quartu, organizzato da FIDAPA. Abbiamo camminato con addosso qualcosa di rosso e abbiamo parlato…
…di come sia importante che a scuola si tratti della violenza di genere, ma anche di quanto sia bello valorizzare le differenze di genere
…di come sia indispensabile educare tutti al no fin da piccoli, perchè non sia la mancanza di tolleranza alle frustrazioni a far sentire un uomo in diritto di rispondere al no di una donna con la violenza
…del fatto che esiste un Piano Nazionale straordinario per il contrasto della violenza di genere
…di come questo Piano preveda una responsabilità precisa delle amministrazioni regionali e locali nel definire e attuare gli interventi al massimo livello di prossimità alle donne vittime di violenza.
In attesa di poter condividere, partecipandovi come cittadine e cittadini, in un domani non troppo lontano, la formulazione del nostro Piano Di Genere del Comune di Quartu S.Elena, in cui speriamo, abbiamo letto e regalato due poesie.

A tutte le donne.
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
(Alda Merini)

Credono di sapere.
Credono di sapere
ed io glielo lascio credere
e creo.
Hanno costruito per me una gabbia
affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
(Joumana Haddad)

Incontri per la partecipazione consapevole

locandina_evento_storia_sardaSpesso noi cittadini deleghiamo del tutto ai politici (anche quando si dimostrano incapaci di intercettare i nostri bisogni e provvedere agli interessi collettivi) la gestione della nostra vita comune e non consideriamo le conseguenze di tale scelta: la qualità della vita collettiva si impoverisce e noi sviluppiamo la sensazione di non potere e non sapere fare nulla per arricchirla. Ci riduciamo a esprimere l’insoddisfazione, e restiamo immobili e incapaci di reagire. Il risultato è che si sentono tante lamentele ma si compiono poche azioni concrete per cambiare lo stato delle cose.
Invece, partecipare alla vita cittadina non è solo un preciso dovere di ognuno, ma anche e soprattutto un bisogno profondo: sentirsi di appartenere ad un luogo e alla comunità che lo abita.
Non c’è e non ci può essere appartenenza senza partecipazione: è l’impegno che mettiamo nel migliorare la qualità nella vita di una città, la nostra, che la renderà ai nostri occhi più cara e meritevole del nostro stesso impegno. “La politica non mi interessa” è il primo passo verso l’autoesclusione.
Certo, la partecipazione richiede essere o diventare consapevoli.
Come “Atobiu – Associazione per la promozione di politiche consapevoli e partecipate dei cittadini di Quartu Sant’Elena” abbiamo piacere di proporre ai nostri concittadini di condividere con noi il nostro percorso di scoperta dei temi della partecipazione.

PRIMO INCONTRO: Venerdi 26 febbraio 2016, alle ore 18 (Sala Conferenze della Biblioteca Comunale di Quartu Sant’Elena, Via Dante 66):
Essere consapevoli delle proprie origini. Presentazione del progetto “Storia sarda nella scuola italiana” e dei “Quaderni di storia sarda”.
Saranno presenti gli autori Maurizio Onnis (scrittore), Isabella Tore e Annarosa Corda (insegnanti).
Animerà l’incontro Rita Cannas.

SECONDO INCONTRO: Venerdì 18 marzo 2016, ore 18 (Sala Conferenze della Biblioteca Comunale di Quartu Sant’Elena, Via Dante 66):
Consumare consapevolmente. Presentazione del libro “Manuale di sopravvivenza energetica”(ed. Scienza Express).
Saranno presenti l’autore Andrea Mameli (fisico e giornalista scientifico) e Manuel Floris (astrofisico, esperto di fonti rinnovabili)
Animerà l’incontro Ernesto Batteta.

TERZO INCONTRO:
“Esperienze e strumenti della democrazia partecipativa”. Presentazione di uno studio e di un’esperienza di democrazia partecipativa.
(Le informazioni su relatori, data e luogo saranno precisate in seguito)

Cumposta po atobius in quartu di fabrizio cannas

CUMPOSTA PO ATOBIUS IN QUARTU di Fabrizio Cannas

costume_quartuAbito cerimoniale della città di Quartu, da Qart, il cui significato sarebbe “porto dell’incantesimo”, secondo gli studi del linguista Salvatore Dedola (https://www.facebook.com/salvatore.dedola/posts/10204592832406266).

Ammirando la bella foto di Eros Suà, pensavo a quanta grazia e raffinatezza riusciva ad esprimere in passato la mia città natale, nel costume della festa riccamente impreziosito da “is prendas”, frutto della millenaria tradizione sartoriale e orefice.
Un’orgoglio artigianale che a ben vedere all’epoca esprimevano con maestria anche i muratori, i fabbri, falegnami, decoratori, che si poteva ammirare fin dal portale della casa campidanese, sempre aperto fino a sera su quelle corti che emanavano i profumi più disparati, di pane appena sfornato, di biancheria stesa sulle terrazze accanto ai pomodori lasciati a seccare al sole. Il profumo delle mandorle tostate, dei “piricchitus”, quelli giganti. L’odore acre di conigli e galline allevati in casa. Del vino ne “is cupponisi” delle cantine, che mostravano la palma come insegna fuori dal portone. Il Limone, il Gelso, “su barrali”, “sa lolla”, che filtravano l’intimità della casa. Cortili che facevano tutt’uno con la strada e strutturavano le relazioni di vicinato, mescolando pubblico e privato. Che ti facevano sembrare enormi quelle stradine strette e tortuose, dove i bambini trascorrevano la giornata a giocare in totale libertà e sicurezza, grazie all’occhio vigile di quel vicinato, che fungeva da famiglia allargata e si prendeva cura anche degli anziani, talvolta più degli stessi familiari che abitavano distanti in altri vicinati. Vicoli labirintici che ignoravano l’asfalto, dove anche solo il rigagnolo di scolo dell’acqua proveniente dalle case diveniva per noi bambini un fiume in miniatura che disegnava lo scenario fantastico per giochi semplici e gratuiti, come pinkaro o “prontus cuaddus prontus” e tanti altri. Strade percorse da poche auto che s’incrociavano con “is carrettonisi” e gli asinelli, stracarichi di fascine di legna, bisacce e cassette stracolme di ogni ben di dio, contadini che tornavano dai loro campi, pastori, cacciatori “pillonadorisi” che a fine settimana rientravano dalle più lontane foreste. Quartesi che si sentivano Quartesi, e la domenica non mancavano di partecipare ai riti collettivi.

Trascorso appena mezzo secolo si fatica a immaginarla così. Oggi l’ammiriamo ridotta ad una grande periferia, ad un’ammasso indistinto di anonimi quartieri dormitorio, quasi indistinguibili nel panorama dell’hinterland cagliaritano. Con il cuore del suo centro storico ferito a morte, che ha perso del tutto la sua capacità attrattiva. Compromesso e irrimediabilmente irrecuperabile nei suoi caratteri originari, sopraffatto da scellerati sventramenti, demolizioni e ricostruzioni di edilizia dozzinale, fatta con materiali e stili estranei, stridenti e incompatibili con l’architettura organica tradizionale. Con i suoi abitanti ormai in maggioranza quartesi acquisiti, che vi si recano con reticenza, giusto per le faccende burocratiche, che volentieri evitano di inoltrarsi in quelle stradine, preferendo di gran lunga recarsi a Cagliari o nei più anonimi centri commerciali.

Sia chiaro che non ho alcuna nostalgia intesa come desiderio di riportare indietro l’orologio per tornare al bel tempo che fu. Non mi faccio illusioni che i nostri figli possano tornare a giocare liberi e sicuri in strada e nei parchi contando sulla disponibilità del vicino di casa, e non rinuncerei mai alle conquiste sociali ed economiche acquisite, incluso il minor controllo sociale esercitato dal vicinato. E come diceva nonna Ersilia, classe 1917, “è tottu prus bellu”, riferendosi agli indiscussi vantaggi della modernità, specialmente in termini di ridotto sovraccarico di pesante lavoro manuale.

Semmai provo nostalgia e rammarico per quella ricchezza immateriale perduta, fatta di sapienza artigianale, frutto di radici culturali profonde stratificate di generazione in generazione nei secoli, che produceva una dignitosa “bellezza”, senso d’appartenenza comunitario in uno stretto rapporto con il suo territorio, compreso tra il mare e la montagna, ricco di fertili terreni, risorse e bellezze ambientali.
Dispiace che oggi il folklore abbia soppiantato del tutto le ragioni di quella bellezza, che sia stato questo il conto troppo salato da pagare per accedere alla modernità, senza un’alternativa.

La rapidità del processo d’ammodernamento ha provocato una rottura troppo drastica col passato e le radici culturali. Il territorio quartese oggi mostra i segni di una scriteriata pianificazione urbanistica finalizzata quasi unicamente alla residenza e del tutto priva di una strategia economica diversificata di lungo respiro, come avrebbe potuto e dovuto esserlo ad esempio lo sviluppo turistico. La plusvalenza dei terreni agricoli sacrificati per lo sviluppo edilizio ha arricchito un po’ tutti, compresi i contadini, ma ha avuto l’effetto di un progressivo abbandono delle campagne. Un paesaggio agrario per giunta martoriato delle ferite “insanabili” inferte dall’abusivismo edilizio (per lo più condonato) che per dimensione vanta il terzo posto nella classifica nazionale. Di una maleducazione civica diffusa, particolarmente visibile nei cumuli di rifiuti disseminati ovunque negli spazi pubblici e che contrasta con la pulizia e la cura talvolta maniacale riscontrabile negli spazi privati.
Una progressiva e inesorabile perdita d’identità delle nuove generazioni di quartesi.

Io stesso che vi sono nato e cresciuto, faccio fatica a coltivare con la dovuta cura quelle mie radici, il cui stato di salute da quando è morta nonna Ersilia si è di molto aggravato… a iniziare dalla lingua, che è la premessa del senso identitario.
Per di più abito nel cosiddetto Quartello, “la Quartu che non è Quartu” come la definiscono i suoi abitanti (quartesi acquisiti appunto), che è l’emblema del surrogato moderno di Quartu.
Domando cosa significhi oggi sentirsi Quartesi e se possa esserci un progetto di futuro politico per la città. Un progetto che riesca ad andare oltre il semplice impegno, seppure lodevole, di proporsi ai cittadini per garantire una maggiore efficenza nell’ordinaria amministrazione dei servizi erogati al cittadino.

foto di Eros Suà.

Eros Suà con Ishtar Beija-flor

Abito di Quartu S. E. – Santa Vitalia 2014